Il libro “La paura della coscienza” di Saverio Ferrara
Saverio Ferrara è nato nel 1953 a Reggio Calabria e dal 1976 è stato docente di Discipline Plastiche presso Licei Artistici e Istituti d’Arte di Lombardia e Campania. La paura della coscienza esplora con sensibilità narrativa e profondità psicologica i temi della memoria, dei legami umani e della trasformazione personale.
Nuove parole, nuove emozioni. Eccoci con un’altra intervista. Oggi parliamo di Saverio Ferrara, autore del libro “La paura della coscienza”.
Cominciano da questo libro: Come mai questo titolo?
La capacità di interrogarsi in modo continuo, sul proprio modo di pensare e di agire.
La consapevolezza dei condizionamenti provenienti dalle percezioni esterne, che spesso determinano in noi ansie e turbamenti, capaci di complicare il semplice rapporto interpersonale, ma anche di regalarci stupefacenti emozioni. Le sensibilità, il tentativo di modificare le lacune caratteriali, l’essere critico, talvolta duro, con sé stessi, la profondità dell’anima. Sono tutti elementi che in un modo o nell’altro, possono essere riconducibili alla coscienza.
Coscienza che esercitiamo tutti i giorni, a volte senza accorgercene. Coscienza, che io identifico come cosa viva, pulsante, incredibilmente potente, che ci costringe a guardarci dentro, a sorvegliarci, a esaminarci.
Coscienza, che si lega fortemente ad un’altra dimensione difficilmente calcolabile, come l’anima.
Coscienza, che è diversa dalla responsabilità per le nostre azioni. Ed è proprio la paura di tradire la coscienza che ci porta a volare alto in dimensioni che superano la sostanza umana.
Quando e come nasce “La paura della coscienza”?
Nasce come quasi sempre mi succede, dall’osservazione di ciò che mi circonda.
Dalla voglia di unificare in un unico album digitale, tutte le immagini che più mi colpiscono, che più mi toccano. E poi, lentamente sminuzzarle, parsimoniosamente frantumarle e dopo, miscelarle unitamente a emozioni, dettagli e, soprattutto amori, in un corposo impasto, che darà vita alla scrittura.
Quindi c’è un luogo o un momento particolare in cui dice: Ecco finalmente adesso scrivo questo libro?
Sì, è vero c’è un luogo ma, almeno per me, non necessariamente ti debba far dire: Ecco finalmente adesso scrivo questo libro?
Il luogo è lo stimolo, lo spunto, l’idea. È la chiave di volta che tuttavia non sai dove ti condurrà, né quando si incastrerà. Starà lì, a mescolarsi senza sosta nell’enorme contenitore rappresentato dalla nostra mente, insieme ad immagini, suoni, odori, impressioni, sensazioni, che si sovrappongono, si schiacciano, si modificano, si cancellano, in una sorta di smisurato, disordinato archivio. Sarà lì, in attesa che il tempo che possiamo chiamare momento, la tiri fuori e come una costruzione all’inverso la completi, utilizzando lo straordinario materiale a sua disposizione.
Ha un profilo Social? Ci vuole dare il suo Domicilio virtuale?
https://www.facebook.com/100077653186329/
Cosa le piace?
Il senso dello Stato
Cosa non le piace?
Non è una domanda semplice. Dovrei partire dalla violenza per arrivare al disprezzo per la vita altrui. Dall’antisemitismo, alla guerra.
Dall’insicurezza sociale alla perdita dei valori. Ma sarebbe un esercizio inutile.
Adesso può scegliere. Immagini di dover scegliere. Per il suo libro si augurerebbe una traduzione in inglese o una trasposizione cinematografica?
Sì, anche perché, dimessamente, penso che si presti a tale traslazione.
Il suo pubblico ideale ha 20 50 o 70 anni? Ha un target di riferimento?
La struttura del romanzo tocca punti fondamentali come la giovinezza, il vissuto e il ricordo, quindi, ritengo che il mio pubblico ideale possa facilmente oscillare nella fascia indicata. Sì ho un target di riferimento. Scrivere quanto più possibile.
Saluti i suoi lettori con un aforisma che parli di lei e delle sue emozioni…
“Scrivo per comunicare la mia sensibilità, per raccontare, ricordare, dare sfogo alla mia creatività, oppure, per trasmettere ciò che non riesco a dire con la parola.
Scrivo da quando è scattato in me qualcosa che mi ha spinto ad annotare. Quel qualcosa, può verificarsi in qualsiasi momento nella vita di ogni uomo e donna e, per scrivere, non bisogna essere necessariamente giovani o maturi, intellettuali o letterati, l’importante è scrivere.”