Interviste agli scrittori

Il libro “Un misantropo americano a Roma” di Giuseppe Giardina!

Giuseppe Giardina è nato a Sant’Agata di Militello il 9 ottobre 1976. La sua passione per la narrazione ha avuto origini antiche, trovando terreno fertile nei racconti popolari della cultura contadina dei nonni materni e forza narrativa negli aneddoti da emigrante dei nonni paterni. Questo retaggio familiare gli ha mostrato il mondo in una visione divergente, ovvero, gli ha offerto il punto di vista pieno di speranza di chi parte per cercare fortuna altrove e quello ostinato e caparbio di chi resta malgrado tutto. Tale dualismo assieme a tanti altri, gli hanno permesso di allenare un pensiero metafisico che dalla terra muove più ampi desideri dell’animo. Nonostante la sua laurea in agraria non ha mai placato la passione per la ricerca della conoscenza. Quella conoscenza che non si piega alla necessità utilitaristica del vivere sulla terra, che fa di ogni creatura un osservatore curioso del creato, che cerca, malgrado i propri limiti, di guardare il mondo con gli stessi occhi del creatore. Per questa ragione i suoi personaggi hanno bisogno di raccontare, tramite la sua narrazione, delle verità possibili contenute all’interno di storie probabili, né vere né false, solo storie. Vicende e racconti del nostro animo che trovano pienezza e verità nell’immaginazione del lettore. Non è poi vero che l’uomo è misura di tutte le cose, delle cose che sono in quanto sono e delle cose che non sono in quanto non sono?

 

Eccoci, curiosi e interessatissimi finalmente conosciamo Giuseppe Giardina, autore del libro “Un misantropo americano a Roma”.

Ci vuole dire come mai è arrivato a questa pubblicazione?

Ho sempre pensato che il problema principale della nostra realtà stia nell’incapacità di ognuno di noi di capire cosa si desidera davvero.

Questa difficoltà è figlia della paura di scoprire che il nostro animo è tutta ‘altro che semplice ed ha molteplici desideri, che a volte crediamo sbagliati o inconfessabili. Ognuno di questi desideri è però legato a doppio filo con le tante personalità che affollano il nostro essere. Personalità complicate che difficilmente ammettiamo di portare allo scoperto, lupi irrequieti, che teniamo alla catena nel nostro cuore per paura di raccontare a chi ci sta accanto, ed a volte a noi stessi, che non siamo così semplici da domare come credono, come ci siamo fatti convincere. Il Misantropo nasce da questa voglia, ovvero dare a chiunque abbia un lupo grigio nel proprio essere, la possibilità di portarlo alla luce, seppure per una temporanea proiezione del proprio io selvatico attraverso un esercizio empatico con il protagonista. Il Misantropo che è in me ha imparato a convivere con chi mi sta accanto grazie anche all’esercizio di ricerca introspettiva che mi ha portato a scrivere questo romanzo.

Quando e come nasce “Un misantropo americano a Roma”?

La storia ha preso forma nella mia immaginazione dopo alcuni periodi di solitudine ricorrenti. Una solitudine di pensiero che può trovare pienezza anche in ambienti affollati. I personaggi e il susseguirsi degli eventi mi sono stati suggeriti, mi piace pensarlo, dal mio lupo durante alcuni ripetuti viaggi di lavoro in treno. Tra Capo d’Orlando e Bologna, sulla freccia rossa, il mio misantropo, forse particolarmente ispirato dal paesaggio veloce al finestrino e sicuramente infastidito della vicinanza della gente al mio fianco, ha dato un volto a Fredo e mi ha fatto battere il cuore per la giovane Soledad. Il cenare da solo assieme alla noia di una camera di albergo hanno fatto il resto.

 

Ha un profilo Social? Ci vuole dare il suo Domicilio virtuale?

Tutti i miei profili portano il mio nome e cognome.

 

Sta scrivendo? Ha altri progetti letterari nel cassetto?

Attualmente sto scrivendo un nuovo romanzo perché scrivere mi diverte e ancor di più mi piace raccontare storie. Mi piace combinare le parole nelle frasi e dare a queste l’occasione di raccontare possibili scenari di vita in cui i personaggi esistono a prescindere. Chi può mai dire che non siano reali? chi può mai dire che non siano veri solo perché sono stati pensati e non generati dalla carne? Il progetto letterario a cui sto lavorando si chiama Mantidi di carta.

 

Cosa le piace?

Mi piace il pensiero divergente mai banale, mi piace camminare anche per ore perché ritengo che “solvitur ambulando” si risolvono molti problemi facendo entrare dai piedi la vita. Mi piacciono i cavalli e la loro indole ombrosa e difficile. Mi piace trovarmi alla fine di una giornata, quando scende la sera, a rimuginare sul giorno passato. Esattamente come le rapide di un fragoroso torrente che alla fine, per quanto lungo e tortuoso, troverà un placido lago. Adoro i testi religiosi e la loro lettura ricercata. E poi, Mi piace il tabacco di un buon sigaro, il gusto torbato del whisky, la buona cucina, la buona compagnia la musica, l’ozio…mi piacciono tante cose e le desidero tutte.

 

Cosa non le piace?

Non mi piacciono gli eroi, i giusti ad ogni costo (non mi riferisco alle giuste azioni), i complimenti, i regali, le situazioni scontate, non sopporto oltremodo i luoghi affollati, la gente che urla, il pensiero da fricchettone annusa margherite, le frasi fatte, fatte per non significare nulla. Odio gli arrivati i super manager, quelli che non hanno tempo per niente come se il tempo fosse qualcosa da possedere…non mi piacciono tante cose e molte ancora non so neanche di odiarle.

 

Invece nella sua vita cosa reputa fondamentale?

Fondamentale? è davvero difficile!

Se mi chiedessero cento volte “cosa hai veramente bisogno” sono sicuro che sbaglierei cento volte…non so cosa è fondamentale, davvero difficile. Mi dispiace che qualcuno abbia questa risposta, lo invidio parecchio.

 

Il libro più bello che ha letto negli ultimi 3 anni?

 Sicuramente LA STRADA di Cormac McCharty.

 

C’è un motto, una frase o un aforisma che potrebbe caratterizzarla?

Le farse che adoro è una stortura di una locuzione latina famosissima. Se vis pacem (fuori) para bellum (dentro). La pace si ottiene cambiando sé stessi non cambiando gli altri. È un’esortazione a me stesso: Se vuoi stare in pace con il mondo in questa esistenza dovrò prepararmi ad un conflitto con il mio essere selvatico che domina il mio animo in segreto.