Interviste agli scrittori

Intervista alla scrittrice Cristiana Lancioni

Cristiana Lancioni nasce ad Osimo il 26 marzo 1978. Laureatasi all’Università degli Studi di Macerata in Lingue e Letterature Straniere, ha iniziato a lavorare come docente nel 2004. Ha esordito in campo letterario nel 2015.

Eccoci, curiosi e interessatissimi finalmente conosciamo Cristiana Lancioni, autrice del libro “But I love delicacy”.

Ci vuole dire come mai è arrivata a questa pubblicazione?

Per me, pubblicare un mio libro è come spogliarmi delle mie paure e delle mie inibizioni. E’ trovare il coraggio dentro me stessa di scavare profondamente nel mio vissuto e trovare le parole che mi aiutano a riportare in superficie quanto sentito, pensato, detto, fatto e amato nel corso degli anni. Questo libro è una sorta di canovaccio pieno di pensieri, riflessioni, citazioni, temi, riferimenti letterari e immagini. Una serie di brevi riflessioni sul mistero e il miracolo dell’essere umano.

Durante i mesi faticosi di scrittura mi interrogavo continuamente. Una domanda mi accompagnava, sempre, ogni giorno, man mano che riempivo la pagina bianca di nuove parole e frasi. È possibile unire la lingua inglese alla fotografia? Quando ho terminato il testo, e durante le infinite riletture per l’editor, ero soddisfatta e mi sono sentita di poter rispondere con un no. Credo che non posso ridurre questa lingua a delle immagini. È invece possibile e necessario fare tentativi, provare e riprovare, anche rischiare. Questo si posso e voglio farlo. Continuare a scrivere. Continuare a trovare forme per esprimermi, per far emergere il sommerso e farlo vibrare in superficie, lasciandolo libero di essere.

Si fanno tante fotografie. Ma pochi riescono davvero a comunicare attraverso di esse. Si usano tante parole inglesi. Ma pochi sanno davvero comunicare in lingua inglese.

Quando e come nasce “But I love delicacy”?

Durante l’estate del 2023 una delle mie più care amiche, Vanessa, mi parlava continuamente di sua nipote Sofia, dei suoi viaggi e delle sue fotografie. Continuava ad elogiare il coraggio di questa ragazza che viaggiava per il mondo da sola, catturando immagini, a suo dire, meravigliose. In una di quelle chiacchierate scopro che Sofia ha frequentato il mio stesso liceo, il “Leonardo da Vinci” di Jesi. E lì, mi accendo. Mille ricordi riaffiorano nella mia mente. Ripenso ai miei professori, ai miei viaggi, alle mie fatiche di quegli anni, alla mia compagna di banco Arianna. Inizio ad incuriosirmi. Sbircio il suo profilo Instagram. Effettivamente le foto sono belle. E lei viaggia. Non trovo però la lingua inglese, da me così profondamente amata. Lei preferisce lo spagnolo. Una notte sogno il libro, lo vedo davanti a me. Vedo pagine e pagine scritte in lingua inglese e alcune fotografie di Sofia che giorni prima aveva condiviso su Instagram. Mi sveglio. Il mio solito caffè amaro, la mia solita sigaretta e il mio solito giardino da ammirare. Decido in un attimo, così su due piedi senza pensarci troppo. La chiamo e le propongo l’impossibile. Un libro fatto di noi. Il mio inglese e le sue fotografie. Lei risponde al telefono, mi ascolta attentamente, mi ringrazia e risponde “sì, ci sto”. In quel preciso momento abbiamo iniziato questa avventura.

Ha un profilo Social? Ci vuole dare il suo Domicilio virtuale?

 

Si, anche io ho i miei profili social. Facebook e Instagram impattano anche sulla mia vita.

 

https://www.instagram.com/cristianalancioni/?__pwa=1

 

https://www.facebook.com/cristiana.lancioni

 

Il mio blog invece lo curo giornalmente, come fosse una piccola pianta da coltivare. Scrivere per il mio blog mi piace, mi piace molto.

 

https://englishwithcristianalancioni.wordpress.com/

 

 

Sta scrivendo? Ha altri progetti letterari nel cassetto?

 

Si, continuo a scrivere. Come sempre, lo facevo anche da bambina. Non sto però scrivendo per gli altri in questo momento. Sto scrivendo per me stessa. Sto cercando di capire quello che mi sta accadendo. Sto tentando di conoscermi meglio, o forse dovrei dire, di riconoscermi nelle scelte importanti che sto prendendo in questo momento della mia vita.

 

Riserviamo l’ultima parte dell’interviste a domande personali. Conosciamo meglio l’autrice, ci racconti, di cosa si occupa? Si vuole raccontare e vuole raccontarci il suo mondo privato?

 

Trascorro le mie giornate a scuola perché sono docente di lingua inglese.

La mia famiglia e i miei affetti più cari riempiono la mia vita. Una vita fatta di cose semplici, ma preziose.

Poi la scrittura, che è sempre con me.

 

Cosa le piace?

 

Mi piace leggere i libri degli altri, mi piace passeggiare nella natura, mi piace il mare, mi piace il cinema, mi piace il buon cibo e il vino ghiacciato, mi piace nuotare, mi piacciono i tramonti e i cani. Mi piacciono le mie fragilità che oggi, da adulta, leggo come sensibilità. Mi piace chi mi chiede “a cosa stai pensando?”

 

Poi ci sono loro. Vanni, Eddy, Jimmy, Anna, Angelo, Vanessa, Michela, Emanuela, Dea, Nicoletta, Katia e i miei studenti. Loro però non mi piacciono. Loro li amo.

 

Cosa non le piace?

 

Non sono compatibile con le persone che abusano del loro potere e che feriscono e calpestano coloro che hanno accanto. Non mi piace chi non sa ascoltare. Non mi piacciono i pettegolezzi e le ingiustizie. Sono allergica alle bugie, alla falsità, al vittimismo e alle persone che mi vogliono allineata, in fila indiana dietro di loro.

 

Non mi piace il reale perché non è bello, mai. Non mi piace quando non riesco a capire e a capirmi. In quei momenti entro in crisi e faccio fatica a vivere.

Forse dovrei imparare ad amare il reale per quello che è, ma per momento non riesco, o meglio, non voglio farlo.

 

Invece nella sua vita cosa reputa fondamentale?

La delicatezza naturalmente. La delicatezza è forse la parola che, più di ogni altra, conserva la bellezza e la poesia dell’amore. La delicatezza presuppone intimità. Non c’è amore senza delicatezza per l’altro. Ogni forma di amore necessita di delicatezza.

Delicatezza nello sguardo, delicatezza nel tono di voce, delicatezza nel tocco di una mano, delicatezza nella scelta delle parole, delicatezza nello spogliarsi, delicatezza nell’amarsi.

Il libro più bello che ha letto negli ultimi 3 anni?

 

L’ora di greco scritto da Han Kang e tradotto in italiano da Lia Iovenitti.

 

E’ ambientato a Seoul e la protagonista è vestita di nero. Lei cerca di recuperare la parola che ha perso in seguito a una serie di traumi. La cosa che mi aveva profondamente colpito, mentre leggevo, è che le era già successo durante la sua adolescenze e all’epoca era bastata una parola francese a rompere quel silenzio. Da adulta si aggrappa al greco di Platone per uscire da questo suo mutismo e riappropriarsi della sua voce. Il suo professore di greco sta invece perdendo la vista. Tra di loro nasce un’intimità. Il silenzio di lei incontra lo sguardo velato di lui. La tematica della perdita è narrata con un’apparente semplicità e una profonda delicatezza. La donna alla fine, forse, riesce a ritornare in contatto con il mondo, e io ho intravisto un lieto fine tra le pagine finali.

 

C’è un motto, una frase o un aforisma che potrebbe caratterizzarla?

 

In questo momento mi viene in mente…

 

“La parola scritta mi ha insegnato

ad ascoltare la voce umana.”  di Marguerite Yourcenar