Intervista alla scrittrice Tiziana Curione
Tiziana Curione è insegnante di scuola primaria da trent’anni e vive con la famiglia, composta da quattro persone, nella bellissima città di Verona che le ha dato i natali ormai molti anni fa. Ha due figli che adora, due gatti coccoloni, un marito paziente accanto. Ama molto viaggiare e visitare le città d’arte, si commuove davanti all’immensità del mare. Dopo essersi laureata in Filosofia e aver conseguito un’abilitazione per l’insegnamento, ha sviluppato una grande passione per la Psicologia Sociale, dedicando il suo tempo libero alla lettura di saggi sull’argomento e frequentando assiduamente corsi d’aggiornamento riguardanti l’età evolutiva. Ritiene che non si possa mai smettere di imparare ed è sbagliato ritenersi arrivati: “occorre migliorarsi ogni giorno, un passo alla volta e ascoltarsi di più, nei desideri e nelle aspirazioni personali”. Non ama particolarmente il mondo dei social, preferisce il contatto diretto con le persone, occhi negli occhi: “non sono una nativa digitale, ma appartengo al mondo della preistoria!” La gioia di essere me è il suo romanzo d’esordio, anche se nel cassetto conserva tante altre storie, tra cui brevi scritti per bambini, fiabe e favole che forse un giorno pubblicherà e che, per il momento, si diletta a raccontare ai suoi alunni, critici letterari severi di cui sa di potersi sempre fidare: “se una storia piace a loro, allora è degna di essere raccontata”.
Eccoci, curiosi e interessatissimi finalmente conosciamo Tiziana Curione, autrice del libro “La gioia di essere me”.
Ci vuole dire come mai è arrivata a questa pubblicazione?
Questo libro nasce qualche anno fa durante il periodo della pandemia. I personaggi sono venuti a me, con nomi e caratteristiche fisiche ed emotive. Dopo aver terminato la prima stesura, però, ho chiuso il romanzo in un cassetto, perché lo trovavo così intimo da non volerlo condividere.
Non mi sentivo all’altezza del tema affrontato: la scoperta da parte della protagonista, Amelia, di un cancro al seno e le cure necessarie per guarire nel corpo e nell’anima.
Avevo deciso di tenere questa storia per me. L’anno scorso, però, ho capito che volevo aiutare le donne a prendersi più cura di sé, diffondendo anche la cultura della prevenzione dei tumori femminili. Amelia, si auto racconta e, nel farlo, scopre un coraggio e una resilienza che credeva di non possedere. Le sue paure si trasformano in energia e in una gioia di vivere contagiosa e positiva.
Quando e come nasce “La gioia di essere me”?
Il racconto nasce dal desiderio di dar luce a tutte le emozioni che prova un essere umano, durante il percorso di cura, nella malattia. Ho cercato di indagare i legami più profondi, dalla famiglia, all’amicizia, alle relazioni amicali che nascono tra le persone, quando condividono l’esperienza ospedaliera; in fondo, il bisogno primario di tutti è quello di avere accanto qualcuno che ci sorregga e ci conforti durante le tempeste della vita.
I pensieri di Amelia e le sue attente descrizioni danno importanza, non solo alla vita delle pazienti, anche a quella del personale medico e infermieristico, nei reparti di Oncologia e Senologia.
I medici ricoprono un ruolo davvero fondamentale nel percorso di guarigione, perché a loro è richiesta una grande dose di umanità.
Amelia necessita di supporto emotivo per accettare la diagnosi e combattere la sua personale battaglia contro il cancro, prima ancora delle vere e proprie cure fisiche per debellare la malattia.
Lo psicologo, messo a sua disposizione dai protocolli del caso, l’aiuterà a curare le cicatrici del suo io e a trovare in sé la voglia di amarsi, di vivere il presente, di dare importanza alle piccole cose.
È una storia in cui ogni lettore o lettrice può identificarsi: purtroppo, nelle nostre vite e in quelle dei nostri cari la malattia è, oppure, è stata presente. Nelle parole di Amelia, si può trovare la spinta per affrontare le avversità della vita, con coraggio e determinazione.
Ha un profilo Social? Ci vuole dare il suo Domicilio virtuale?
Ho un profilo Instagram e un profilo Facebook con il mio nome, per dialogare con lettori e lettrici e condividere emozioni.
Sta scrivendo? Ha altri progetti letterari nel cassetto?
Sì, nel cassetto c’è già un altro progetto. Sto ultimando un libro dedicato ai bambini.
Tratterà temi delicati con un linguaggio adatto ai piccoli: l’autostima e l’accettazione di sé. Mi sono resa conto che, al giorno d’oggi, i bambini sono sempre più sottoposti a continue richieste da parte degli adulti: devono essere performanti, competitivi, bravi a scuola e nello sport.
In realtà, ci sono anche bambini fragili, che hanno difficoltà di apprendimento, si sentono sempre giudicati e non riescono a esternare pienamente le loro emozioni.
Vorrei donare a tutti una bella storia divertente per vivere serenamente l’esperienza dell’apprendimento, per far capire che ognuno è speciale con le sue fragilità e, quest’ultime, vanno sempre rispettate e amate, in sé e negli altri.
Riserviamo l’ultima parte dell’interviste a domande personali. Conosciamo meglio l’autrice, ci racconti, di cosa si occupa? Si vuole raccontare e vuole raccontarci il suo mondo privato?
Non è mai facile raccontarsi, posso dire che sono una persona con pregi difetti come ogni essere umano, ho anch’io diverse fragilità che cerco di amare e proteggere.
Ho due figli, un marito, due gatti e abito nella bellissima città di Verona.
Sono una maestra di scuola primaria e proprio nel 2025 festeggio il trentesimo anno della mia professione. Da sempre i bambini stimolano la mia creatività e a loro racconto tante storie inventate, frutto della mia fantasia. Da qui nasce la mia passione per la scrittura.
Anch’io, come Amelia, la protagonista del mio libro, qualche anno fa, ho affrontato il percorso di cure, di fronte alla diagnosi di un tumore al seno. Da questa dolorosa esperienza, però, è nato questo romanzo, di cui sono molto fiera.
Cosa le piace?
Sono un’appassionata lettrice, in modo particolare amo tutta la filosofia.
Mi piace viaggiare, esplorare e osservare il mondo che mi circonda.
Cosa non le piace?
Non mi piace discutere o litigare, non sopporto la maleducazione e la falsità in generale.
Invece nella sua vita cosa reputa fondamentale?
Ritengo che nella mia vita sia necessario sempre avere dei progetti da realizzare con caparbietà.
A mio avviso, l’impegno paga sempre.
Il libro più bello che ha letto negli ultimi tre anni?
Il libro che mi ha appassionato è di Gianluca Gotto “Profondo come il mare, leggero come il cielo”. L’ho trovato incantevole, di grande ispirazione per una crescita personale, in grado di far riflettere il lettore.
C’è un motto, una frase o un aforisma che potrebbe caratterizzarla?
L’aforisma che più mi rappresenta in questa fase della mia vita è una frase di Seneca “Per essere felici bisogna eliminare due cose: il timore di un male futuro e il ricordo di un male passato”.