Intervista alla scrittrice Wally Dall’Asta
Wally Dall’Asta è nata a Pieve di Cadore nel 1963; vive da sempre a Venas di Valle di Cadore (BL). Ha sempre affiancato all’attività professionale la passione per la scrittura. Ha già pubblicato tre romanzi: Il violino di Tommaso (2010), L’amaro sapore del mallo (2016) e Il Colle Della Mezzaluna (2019).
Eccoci, curiosi e interessatissimi finalmente conosciamo Wally Dall’Asta autrice del libro “Matteo 18,6.10”.
Ci vuole dire come mai è arrivata a questa pubblicazione?
Semplicemente per passione per la scrittura. Ho già pubblicato tre libri prima di questo e devo dire che non sono mancate le soddisfazioni, in special modo per “L’amaro Sapore del Mallo” il quale è stato nella terzina finalista del premio “Una Montagna di Libri” di Cortina d’Ampezzo e premiato al “Premio Nazionale di Letteratura Naturalistica “Parco Majella”. Purtroppo “Il Colle della Mezzaluna” è uscito poco prima delle restrizioni per il COVID. Conseguentemente sono saltate tutte le presentazioni in programma.
Quando e come nasce “Matteo 18,6.10”?
È difficile stabilire quando nasce un libro. Alle volte, come in questo caso, ci sono voluti molti anni. Qualcosa mi colpisce: un episodio, un’immagine, una frase. Tutto rimane sopito finché non scatta qualcosa ed è in quel momento che la mente comincia a viaggiare e creare personaggi, ambienti, situazioni. È molto divertente.
Ha un profilo Social? Ci vuole dare il suo Domicilio virtuale?
Ho un profilo su facebook con il mio nome e cognome. Nient’altro.
Sta scrivendo? Ha altri progetti letterari nel cassetto?
Sì c’è qualche idea, ora bisogna aspettare il momento adatto per svilupparla. Al momento devo dedicarmi alla promozione di “Matteo 18,6.10”. Una cosa alla volta.
Riserviamo l’ultima parte dell’interviste a domande personali. Conosciamo meglio l’autrice, ci racconti, di cosa si occupa? Si vuole raccontare e vuole raccontarci il suo mondo privato?
Mi sono diplomata all’Istituto d’Arte di Cortina d’Ampezzo, successivamente ho
conseguito la maturità tecnica. Lavoro come libera professionista: sono un geometra per la precisione. Abito in un paese dell’alto Veneto in Provincia di Belluno. È un piccolo paese alle pendici delle Dolomiti, immerso nel verde dei boschi. È un posto meraviglioso circondato dalle montagne dal quale non ho mai avuto la volontà e fortunatamente la necessità di allontanarmi. Amo il mio paese e la mia gente. Com’è fra le genti di montagna, c’è empatia tra noi, solidarietà, amicizia, come fossimo una grande famiglia. La mia stirpe abita in questo luogo da parecchi secoli e forse sarà anche per questo che non cambierei il mio paese per nulla al mondo. Il mio cuore è qui.
Cosa le piace?
È un po’ vaga come domanda, cominciamo: l’arte in genere, la buona musica, la natura, i viaggi, la buona tavola e la lettura ovviamente. Aggiungo poi i rapporti interpersonali: stare in compagnia, condividere momenti conviviali con gli amici, rendermi utile nel promuovere iniziative per il sociale. Partecipare alla vita associativa e culturale del mio paese contribuendo alla conservazione delle tradizioni.
Cosa non le piace?
La volgarità, la stupidità, la superficialità, l’arroganza, la menzogna e più di tutto l’ignavia.
Invece nella sua vita cosa reputa fondamentale?
La correttezza, la sincerità e un po’ di serenità.
Il libro più bello che ha letto negli ultimi 3 anni?
“La ragazza di Bube” di Carlo Cassola
Tralasciando il momento storico e i problemi socioeconomici del periodo ciò che mi ha colpito è stato il personaggio di Mara. Una ragazza che per sentirsi importante agli occhi delle amiche e dei compaesani si lascia trascinare in una vicenda più grande di lei. Crede di essere innamorata di un ragazzo reputato un eroe da chi le sta attorno ma che in realtà è un assassino. Carcerato deve scontare un lungo tempo detenuto. Nel frattempo Mara incontra un altro ragazzo del quale prova un forte sentimento. Vorrebbe rimanere con lui ma è oppressa dal senso di colpa. Troppe sono le pressioni, tutti la indicano come la ragazza di Bube e così dev’essere. Passa il tempo e piano si dimenticano di Bube, solo lei rimane sola ad attendere. È una figura drammatica che ci fa riflettere su come sia facile e dannoso interferire sul destino delle persone e come sia importante guardare dentro noi stessi. Chiederci se veramente quello che stiamo facendo è ciò che vogliamo o è invece quello che ci viene imposto e avere il coraggio di dire il nostro no.
C’è un motto, una frase o un aforisma che potrebbe caratterizzarla?
È una frase che dico spesso:
L’UOMO NON SMETTE DI GIOCARE PERCHÈ INVECCHIA, MA INVECCHIA PERCHÈ SMETTE DI GIOCARE”
(George Bernard Shaw)