Interviste agli scrittori

Il libro “Solo morti” di Giuseppe Tedesco!

Alessandro Giuseppe Tedesco, nato nel 1962 a Montevarchi in provincia di Arezzo, è un medico specializzato in Gastroenterologia e in Psicologia clinica e psicoterapeuta. Per Kimerik nel 2022 ha pubblicato la commedia in tre atti Sinassi, ovvero quando è tempo di radunarsi per diventare quello che siamo nati per essere. Nel 2023 ha pubblicato Ulisse e la zanzara e nel 2024 La vita che vi devo – Commedia in tre atti.

Nuove parole, nuove emozioni. Eccoci con un’altra intervista. Oggi parliamo con Alessandro Giuseppe Tedesco, autore del libro “Solo morti”.

A: Buongiorno a tutti voi. È un piacere stare insieme a tutta la redazione Kimerik raccontandosi come tra amici.

 

Prima di parlare del libro, conosciamo meglio lo scrittore:
Si vuole raccontare in tre righe? Bastano?

A: Per raccontarmi come scrittore, possono bastare. Nel passato, in gioventù diciamo, avevo scritto una raccolta di poesie che pubblicai nel 1983 e tre racconti rimasti tra i miei fogli. Poi solo articoli scientifici di medicina. Poi un incontro nel 2022 e nacque il primo copione per il teatro che poi è diventato Sinassi, la prima pubblicazione. È stato così appassionante che ne ho scritti altri tre.

 

Ci vuole raccontare come mai questo titolo?

A: “Solo morti” è una commedia che affronta il tema del dialogo con la propria morte. Come il protagonista, spesso siamo spiazzati da ogni evento che ci ricorda brutalmente che il nostro tempo potrebbe essere arrivato alla fine. Così è meglio prepararsi, avere un “dialogo“ con la morte, e assistere ad una sua messa in scena è forse il modo meno angosciante per farlo.

 

Quando e come nasce “ Solo morti “?

A: Solo morti, nasce proprio da un momento di difficoltà fisica personale e da situazioni simili in persone care che stavano avvenendo nello stesso periodo. Contemporaneamente stavo facendo un master per l’accompagnamento al lutto con il Prof. Francesco Campione, che in questo campo è una delle figure più importanti in Italia. Così non potevo fare altro che pensare a questo tema.

 

Quindi c’è un luogo o un momento particolare in cui dice: Ecco finalmente adesso scrivo questa storia?

A: Mi ricordo chiaramente il momento in cui ho pensato di mettere per iscritto i miei pensieri. Era una mattina di aprile dello scorso anno. Ho sentito che per uscire dall’angoscia di quei giorni avrei dovuto farne un testo per poterla guardare con speranza e ironia.

 

Ha altri progetti letterari nel cassetto?

A: Al momento ho una serie di progetti e spero di concretizzarli. È il tempo che manca. La professione di Psicoterapeuta è spesso totalizzante. Però un po’ di spazio credo che riuscirò a trovarlo.

 

Ha un profilo Social? Ci vuole dare il suo Domicilio virtuale?

A: Non ho un profilo social. Sono alla vecchia maniera. Ho una formazione psicoanalitica (junghiana) e questo richiede sempre un “basso” per non condizionare i pazienti. Forse sono un po’ troppo rigido. Ho totale rispetto per i colleghi che usano i social, ma a me va bene così. Quindi uso solo wapp.

Cosa le piace?

A: Mi piace la poesia (tutta). Amo fin da liceale Pirandello, Eduardo de Filippo, Dostoevskij e letteratura russa. I padri del deserto e i padri della Chiesa dei primi secoli. Amo Tolkien. Adoro il cinema, la comicità, amo Totò, Woody Allen, Aldo Giovanni e Giacomo. Adoro il grandissimo Mattia Torre che ci ha lasciato troppo presto: un genio!

Suono indegnamente la chitarra e ho amato e amo con tutto il mio cuore i Pink Floyd (per qualche anno ho suonato in un tribute band).

Ci sarebbe tanto altro, perché la vita è piena di bellezza anche nella sofferenza.

 

Cosa non le piace?

A: Non mi piace l’arroganza e l’ignoranza che spesso è usata per manipolare la fragilità e la paura delle persone. Non mi piace chi aizza il cuore dell’uomo per averne il consenso. E chi grida alla pace, ma non ce l’ha nel proprio cuore e ne inquina il significato. Spero nel loro ravvedimento e che depongano le “armi”.

 

Adesso può scegliere. Immagini di dover scegliere. Per il suo libro si augurerebbe una traduzione in inglese o una trasposizione cinematografica?

A: Con questa domanda toccate il lato narcisistico. Mi piacerebbe una trasposizione cinematografica con “attoroni di stirpe”. E poi non conosco molto l’inglese. Mi definisco “aglotta”: l’unica lingua che ho imparato è il Kiswahili, quando ho lavorato in Tanzania: ci sarà un motivo!

 

Saluti i suoi lettori con un aforisma che parli di lei e delle sue emozioni…

A: Amici miei, non datevi mai pervinti. La vita ha sempre un terzo tempo, si è folli se rinunciamo a vivere, ma ci vuole un po’ di follia per continuare a farlo, basta che il nostro sguardo incontri sempre quello dell’altro e ne sia responsabile. In fondo un santo è solo un peccatore che non si è dato per vinto (e questa non è mia, ma di un gran saggio!). E con questo vi saluto e vi ringrazio per l’attenzione.