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Intervista allo scrittore Stefano Maffei

 

Stefano Maffei è nato il 14 settembre del 1978 ed è cresciuto a Viareggio. Appassionato di lettura e di cinema, già da piccolo si dilettava a riscrivere le trame dei suoi film preferiti, per lo più di genere thriller e horror. Nel tempo ha affinato idee e linguaggio, e messo la sua creatività al servizio di storie originali e dal timbro squisitamente personale. Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza, ha impreziosito la sua “penna” con poesie strutturate rigorosamente in rima, aforismi originali e sceneggiature di piccoli cortometraggi. Gli amici lo chiamano da sempre affettuosamente Darietto, per l’ammirazione sconfinata nutrita per il regista romano Dario Argento, da sempre oggetto di citazioni o rimandi nei suoi racconti e, assieme a Dieci piccoli indiani della Christie, fonte di ispirazione per il suo primo romanzo.

 

Nuove parole, nuove emozioni. Eccoci con un’altra intervista. Oggi parliamo con Stefano Maffei, autore del libro “Mosca Cieca”.

 

 

Prima di parlare del libro, conosciamo meglio lo scrittore:
Si vuole raccontare in tre righe? Bastano?

Tendo sempre a ribadire che ho più interessi che capelli, quindi sicuramente non posson bastare tre righe per descrivere chi sono. Cercando di sintetizzare, mi reputo in primis un amante della vita, che ama stare con le persone e condividere con loro ciò che mi gravita attorno. Ritengo che la scrittura sia uno dei veicoli migliori per finalizzare questo mio intento e comunicare me stesso agli altri.

 

 

La copertina colpisce subito. Il titolo poi è molto diretto. Ci vuole raccontare come mai questo titolo?

Inizialmente il titolo doveva essere un altro, ma pensandoci bene era un po’ uno spoiler alert. Inoltre era sicuramente un titolo efficace, d’impatto ma allo stesso tempo anonimo..che si perdeva nel calderone già sentito. Così ho cominciato a pensare a qualcosa di più ricercato, che avesse una sua personalità e che potesse incuriosire il potenziale lettore. Qualcosa di simile a ciò che aveva fatto Dario Argento con la sua trilogia animalesca prima e con Profondo Rosso e Suspiria successivamente. Ecco, ho cercato di fare una commistione tra questi due filoni. Ovviamente non è un titolo “a caso”, c’è una ragione che si cela dietro a quelle due parole, ma lo scoprirete solo leggendo il libro.

 

 

 

 

 

 Quando e come nasce “Mosca Cieca”?

L’idea di Mosca Cieca nasce quasi venti anni fa, per gioco, quando un amico mi chiese di sviluppare il soggetto per girare un cortometraggio thriller a casa dell’allora sua ex. Mi resi conto del potenziale della storia quando la raccontai loro prima di filmarla e ne rimasero profondamente inquietati. Ricordo ancora che quella stessa notte non riuscirono a chiudere occhio, nonostante fossero corsi ai ripari tenendo tutte le luci di camera accese. L’indomani si limitarono a dirmi: questo dev’essere un libro, non puoi non scriverlo. Da lì la storia si è evoluta, ha cambiato pelle pur preservando la sua natura. Inoltre il l’incipit è sempre rimasto quello, così come il finale dal quale in realtà nasce il tutto. Il finale è la parte più importante: è la memoria storica di un libro, il suo feedback a lungo termine. Un buon finale può salvare un libro mediocre, un finale mal riuscito può incancrenire un ottimo libro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quindi c’è un luogo o un momento particolare in cui dice: Ecco finalmente adesso scrivo questa storia?

Non proprio. Le mie storie possono nascere da una frase captata per caso, da un film visto e al quale avrei apportato qualche modifica che in questo modo riciclo per la mia storia, o ancora da un’ispirazione notturna mentre sono semplicemente nel mio letto a pensare del più e del meno. Ecco, diciamo che la notte, se vogliamo, è particolarmente propizia per la genesi di idee interessanti.

 

 

 

 

 

Ha altri progetti letterari nel cassetto?

Tanti..troppi. Siccome non amo ripetermi nel breve, adesso ho in cantiere un nuovo romanzo dal titolo “L’uomo dall’occhio sfregiato” che sarà il primo capitolo di una pentalogia noir. Poi vorrei scrivere il libro che nasce da un’idea che partorii quasi trent’anni or sono, il primo capitolo del quale è già bello e che pronto e al riguardo vorrei anzi condividere un aneddoto: nel 2000 andai alla prima del film Non ho sonno di Dario Argento a Firenze e riuscii a farmi firmare suddetto capitolo dal Maestro in persona. Tuttora lo custodisco gelosamente nei miei “archivi”. Successivamente vorrei riprendere le redini del thriller col seguito di Mosca Cieca, anch’esso praticamente pronto, quindi scrivere una raccolta di racconti in stile “Stagioni Diverse” di King: ho già le storie, basta accorparle e metterle nero su bianco. Infine ho in progetto anche un drammatico e un horror apocalittico. Quello che sarà dopo si vedrà. So di sembrare ambizioso, ma ho bozze largamente sviluppate per oltre 90 storie. Sono più che sogni, parlo di propositi concreti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ha un profilo Social? Ci vuole dare il suo Domicilio virtuale?

Purtroppo o per fortuna, oggi non se ne può prescindere. Mosca Cieca e anche i libri che ho scritto sul Tennis hanno fatto sì che prendessi sempre più dimestichezza con quest altro lato di me stesso. Quindi si, sono su Facebook e su Instagram. Semplicemente Stefano Maffei su Facebook con la foto che ho sulla copertina del libro come foto del profilo, e Stefanomaffei8 su Instagram.

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi permetta una battuta e mi faccia citare Marzullo: Si faccia una domanda e si dia una risposta.

Si sente più bravo o fortunato? Mi sento riconoscente.

 

 

 

 

Cosa le piace?

La dimenticata arte della conversazione e, ca va sans dire con quanto detto sopra, la Riconoscenza. Di quest’ultima credo sia la virtù più sottovalutata in assoluto. Ritengo che sia stupendo poter guardare negli occhi una persona, che sia un genitore, un amico o un fratello, e potergli dire “E’ grazie a te se sono riuscito a…”. Penso sia un gesto intriso di una grande umiltà e della consapevolezza che alla fine nessuno sia salva realmente mai da solo. E’ la virtù che più di ogni altra lega noi esseri umani. Se ci pensiamo bene, noi tutti veniamo al mondo con un debito di riconoscenza: quello verso i nostri genitori.. una cambiale che saremo in grado di ripagare solo quando diverremo genitori a nostra volta.

 

 

 

Cosa non le piace?

L’ipocrisia e i rapporti tossici. La prima la conosciamo tutti purtroppo, e credo sia un male inestirpabile. Un cancro sociale per il quale non esiste cura, anche se da buon ottimista credo ancora nel buono delle persone fino a prova contraria. Quanto alla “tossicità”, detesto le persone che si piangono addosso senza fare azione, soprattutto quelle che bivaccano in relazioni stagnanti, di qualsivoglia natura. È un lamentarsi fine a se stesso, un litania inutile e dannosa e, in qualità di uditore o confidente, persino irritante.

 

 

 

 

 

 

Adesso può scegliere. Immagini di dover scegliere. Per il suo libro si augurerebbe una traduzione in inglese o una trasposizione cinematografica?

Beh, perché non una trasposizione cinematografica favorita dalla traduzione del libro in inglese? Sarebbe grandioso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Saluti i suoi lettori con un aforisma che parli di lei e delle sue emozioni…

 

Amo dire sempre che per me la Felicità è tale solo se condivisa… Ecco, per questo scrivo.