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Intervista allo scrittore Toni Mavilia

Toni Mavilia è uno dei tanti siciliani trapiantati a Roma negli anni settanta. Cresciuto a Catania e diplomato presso il liceo classico ‘Mario Cutelli’, si è trasferito nella capitale per frequentare l’università ‘La Sapienza’, laureandosi in Scienze biologiche. A Roma si è stabilito, ha svolto attività giornalistica e ha conseguito l’iscrizione all’albo come professionista. Successivamente ha optato per l’insegnamento ed è stato docente di Scienze naturali e Chimica in un istituto superiore. Con ‘Edizioni Associate’ ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, Onda lunga (Roma 2005), che racconta le vicende di una famiglia siciliana nel corso di vari decenni, a partire dall’epoca fascista fino agli anni Novanta. Sempre con ‘Edizioni Associate’ (Roma 2007) ha stampato Contro corrente, che di Onda lunga è il seguito. Romano d’adozione Toni Mavilia ha pubblicato con ‘Mauro Pagliai Editore’ (Firenze 2019, ed. Polistampa) Insensato viaggio, un romanzo ambientato in uno dei rioni più genuini e rappresentativi della capitale, Testaccio. Racconta di un gruppo di giovani le cui vicende personali si intrecciano per dare corpo a una storia corale di quartiere.

Eccoci, curiosi e interessatissimi finalmente conosciamo Toni Mavilia, autore del libro “Un cubo un cane un uomo – Schegge dal futuro”.

Ho una certa età, e quindi una discreta esperienza di vita. Gli studi classici mi hanno permesso di conoscere la nostra bella lingua, di apprezzarne le potenzialità e le sfumature, di usarla nel modo più opportuno per esprimere sensazioni e sentimenti, per descrivere luoghi e situazioni. Scrivere, piuttosto che una vera passione letteraria, è stato il modo migliore per esprimermi.

Mi limitavo a scrivere articoli e relazioni, ma poi, già maturo, ho sentito il bisogno di mettermi alla prova progettando storie di più ampio respiro, romanzi molto articolati, vicende che potevano colpire il lettore sia per la trama che per la gradevolezza della lettura.

Ci vuole dire come mai è arrivato a questa pubblicazione?

 

Ho pubblicato con altri editori, ma la cessazione dell’attività del mio primo editore mi ha indotto a cercare altri riferimenti. La casa editrice Kimerik mi ha incuriosito e poi mi ha seguìto con attenzione.

Ogni romanzo che ho pubblicato ha una sua particolare connotazione stilistica, per scelta precisa. I primi romanzi, ‘Onda lunga’ e ‘Contro corrente’, fanno parte di una trilogia che la chiusura della casa editrice non mi ha consentito di completare. È la saga famigliare di un uomo che nella sua ricerca di verità si scontra con poteri forti e occulti, quelli che hanno condizionato la storia italiana del dopoguerra. Piccoli uomini contro i potenti. La narrazione percorre un arco di tempo che va dagli anni trenta alla fine del secolo scorso.

Invece per il quarto romanzo, ‘Insensato viaggio’, mi sono concentrato su una giornata particolare, una domenica di luglio del 1961 nel rione di Testaccio a Roma. Un cambio narrativo non indifferente. Un giovane viene travolto e ucciso sulla via Ostiense: il dubbio che non sia stato un incidente s’insinua nel gruppo dei suoi amici generando sviluppi imprevedibili.

 

Quando e come nasce “Un cubo un cane un uomo – Schegge dal futuro”?

 

Nel mio percorso narrativo mancava la parola ‘futuro’. Malgrado la mia natura razionale mi faccia diffidare della fantascienza, nel corso della vita ne sono stato affascinato. Ho pensato quindi che era il momento di demolire le facilonerie dei film e dei racconti fantascientifici trattando il tema dei viaggi nel tempo con un minimo di razionalità. Mi sono permesso quindi di sfruttare gli stessi espedienti di quelle storie per affrontare temi ben più seri. L’idea di fondo è quella di far riflettere il lettore oltre che di tenerlo incollato alla pagina. Qual è il futuro che ci attende? Come si possono contrastare gli interessi individuali che prevalgono sul bene collettivo? In che modo si possono rafforzare le politiche globali in tema di salvaguardia ambientale?

Ma in ‘Un cubo un cane un uomo’ è la vicenda umana del protagonista ad appassionare. Il suo viaggio involontario nel passato si trasformerà in un avventuroso viaggio verso un altro futuro.

 

Ha un profilo social? Ci vuole dare il suo domicilio virtuale?

 

Su Instagram: Toni Mavilia @tonimavilia6

 

Sta scrivendo? Ha altri progetti letterari nel cassetto?

 

Nel cassetto ho degli inediti. Attualmente sto finendo di scrivere una serie di racconti legati tra loro da un filo particolare. In ogni breve storia una scelta, fatta in modo superficiale o in modo ponderato, determina conseguenze più o meno prevedibili o imprevedibili.

 

Riserviamo l’ultima parte dell’intervista a domande personali. Conosciamo meglio l’autore, ci racconti, di cosa si occupa? Si vuole raccontare e vuole raccontarci il suo mondo privato?

 

Per definizione il privato deve restare tale. Posso solo dire di essere da qualche anno un pensionato con l’hobby della scrittura e quattro nipotini.

 

Cosa le piace?

 

Lo sport, calcio e atletica in particolare, che ho praticato in gioventù.

La musica degli anni sessanta/settanta, il pop, il rock e il rhythm & blues, i cantautori italiani. Ma anche la musica classica dei grandi compositori.

L’aria aperta e l’ecologia, la montagna e il mare, i boschi e i sentieri, gli animali selvatici.

La razionalità della scienza. La biologia e la geologia. La tavola periodica degli elementi.

L’enigmistica e le matite col gommino.

Le patate dolci e i fichi d’india. I cannoli e le caldarroste.

E molte altre cose che posso anche tacere.

 

Cosa non le piace?

 

L’ipocrisia della politica. L’indifferenza dei potenti per i problemi dei più deboli, lo sfruttamento del lavoro, ma non voglio essere retorico.

L’apparire più che l’essere. Il cattivo gusto di certa gente.

E molte altre cose che posso anche tacere.

 

Invece nella sua vita cosa reputa fondamentale?

 

La salute.

 

Il libro più bello che ha letto negli ultimi 3 anni?

 

Posso citare ‘I leoni di Sicilia’ di Stefania Auci e ‘Meridiano rock’ di Sandro Medici. Ma ho riletto anche ‘Il nome della rosa’ di Umberto Eco: insuperabile.

 

C’è un motto, una frase o un aforisma che potrebbe caratterizzarla?

 

“La cultura strappa gli artigli alla natura”.

Solo l’istruzione e la consapevolezza di chi si è e dei propri diritti fornisce all’individuo le armi intellettuali per capire il mondo e difendersi dagli approfittatori.