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Intervista a Carmelo Catania, autore del libro “Rose e Spine”

Carmelo Catania nasce a Patti, in provincia di Messina, il 5 aprile 2002. Vive a Falcone. Fin da piccolo si appassiona a libri, fumetti, anime giapponesi e qualsiasi cosa si possa leggere e immagazzinare come bagaglio culturale. E’ iscritto al corso di Laurea triennale di Filosofia all’Università degli Studi di Messina, ma tiene vivo l’interesse per ogni forma di Letteratura. Rose e spine è il suo primo libro, ma ne sta già progettando altri.

Oggi l’autore ci parlerà un po’ di sé e del libro “Rose e Spine”. Ci vuole dire com’è arrivato a questa pubblicazione?
Sono arrivato a questa pubblicazione un po’ per caso. Inizialmente, avevo scritto queste poesie per me stesso e non pensavo di pubblicarle. Poi, ho cambiato idea, perché sentivo di avere delle cose da dire.

Quando e come nasce “Rose e Spine”?
“Rose e spine” nasce nel momento in cui, intorno a dicembre 2021, decido di raccogliere le poesie scritte nel precedente anno e mezzo in un libro. Il titolo vuole rappresentare la realtà del mondo, che è piacevole e anche doloroso, e soprattutto vuole fare intendere che per ottenere il piacere bisogna affrontare il dolore senza paura. Mi è venuto in mente di chiamare il libro così leggendo “dei sublimi”, che è un passaggio della seconda parte di “Così parlò Zarathustra” di Nietzsche, nel quale il filosofo mostra un cacciatore che, avventuratosi nella foresta, ne viene fuori pieno di spine, ma senza neanche una rosa. Poi Nietzsche specifica che avrebbe preferito, e in questo sono d’accordo con lui, vederlo venir fuori con delle rose. Lo scopo del libro è anche questo, che più gente possibile impari a tirar fuori delle rose dall’enorme foresta che è la vita, ma anche che lo impari io, che spesso in passato ho avuto paura di osare o di farmi male e ho sprecato occasioni di gioia.

Ha un profilo Social? Ci vuole dare il suo Domicilio virtuale?
Ho un profilo Instagram. Si chiama melo._02.

Sta scrivendo? Ha altri progetti letterari nel cassetto?
Scrivo tutti i giorni delle riflessioni o qualche poesia, perché aver pubblicato questo libro, se da un lato mi ha esaltato, dall’altro mi ha mostrato i miei limiti. Ogni giorno cerco di migliorarmi sia nella poesia che nella scrittura narrativa. Ho in mente di pubblicare ancora in futuro, anche se non so quando. Voglio che la mia prossima opera sia qualcosa di importante. Quindi dovrò impegnarmi molto.

Riserviamo l’ultima parte dell’interviste a domande personali. Conosciamo meglio l’autore, ci racconti, di cosa si occupa? Si vuole raccontare e vuole raccontarci il suo mondo privato?
Sono uno studente di filosofia, ma sto valutando anche l’opzione di iscrivermi al corso di lettere. Ci dovrò riflettere un po’ su, perché due lauree insieme sono sicuramente molto impegnative, però sono entrambe mie passioni. Per quanto riguarda il mio mondo privato, non ho grandi esperienze da raccontare. Ho pochi amici con cui esco ogni tanto, ma sono molto contento di come li ho scelti, e del fatto che loro abbiano fatto lo stesso con me, perché so che sono belle persone.

Cosa le piace?
Moltissime cose. Mi piace guardare gli anime, i film, le serie TV, i documentari, leggere (manga, libri, fumetti, di tutto), giocare a calcio e guardarlo (tifo Milan), giocare ai videogiochi, la filosofia e la letteratura ovviamente, ma anche la storia e l’arte, il buon cibo (il mio piatto preferito è la pizza), specialmente i dolci, gli animali, in particolar modo i gatti e gli altri felini, e i bei paesaggi. Una della cose che mi piace di più è guardare il cielo.

Cosa non le piace?
Il pesce, l’ipocrisia e l’omologazione. Penso che le qualità migliori che una persona possa avere siano l’onestà e la capacità di essere se stessa. Tengo molto a chiarire una cosa sul libro: quando io, nel testo, parlo della mia superiorità rispetto ad altri, non intendo tutti gli altri (non sono così megalomane, anche se un po’ lo sono. Sarei ipocrita a dire il contrario), ma mi riferisco a una superiorità su chi si omologa, su chi è incapace di essere se stesso e di uscire dal pensiero unico, da ciò che si dice o va di moda pensare. Uno dei messaggi più importanti che questo libro vuole lanciare è che non bisogna vivere come coloro che Nietzsche definisce ultimi uomini, esseri incapaci di qualsiasi slancio e di qualsiasi creazione perché tutti uguali, tutti mediocri, tutti contenti della propria mediocrità, tutti così assuefatti che nemmeno si rendono conto di essere dei conformisti. In questo senso io mi sono arrogato superiorità su chi è così, con il desiderio di fare riflettere chi sta andando in questa direzione di livellamento verso il basso, di oblio del proprio “io” per diventare un enorme “noi”, di colpirlo profondamente, anche in modo aggressivo, affinché inverta la rotta.

Invece nella sua vita cosa reputa fondamentale?
Reputo fondamentale la capacità di emozionarsi e di stupirsi. Le emozioni sono la cosa più importante e vivere bene, per me, è essere capaci di provare emozioni forti anche facendo una cosa semplice come guardare le stelle o il viso di una bella ragazza. E proprio per questo reputo fondamentale non farsi togliere da niente e da nessuno la possibilità di provare emozioni, per esempio facendo un lavoro ripetitivo e noioso o vivendo in un luogo privo di stimoli per noi. Le emozioni più forti si trovano, secondo me, seguendo la propria strada, crescendo e vivendo giorno dopo giorno.

Il libro più bello che ha letto negli ultimi 3 anni?
È una domanda difficile, però mi sento in dovere di rispondere “Così parlò Zarathustra”. Se sono quello che sono e ho scritto “Rose e spine”, è merito, o forse colpa, suo.

C’è un motto, una frase o un aforisma che potrebbe caratterizzarla?
Anche questa è una domanda difficile. Io amo molto gli aforismi, le frasi ad effetto. Forse questo di Wilde fa al caso mio “Per essere felici bisognerebbe vivere. Ma vivere è la cosa più rara del mondo. La maggior parte della gente esiste e nulla più”.

Alla prossima emozione condivisa e buona lettura:

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