Interviste agli scrittoriUltime 10 interviste

Intervista a Filippo Reggiani, autore del libro “De culpabili amore”

Filippo Reggiani nasce a Mirandola nel 2000. Diplomato in studi classici, attualmente li prosegue con la frequentazione della facoltà di Lettere, arti e archeologia dell’Università degli studi di Ferrara. Giovanissimo autore ha partecipato a diversi concorsi letterari fra cui il Premio Dante. De culpabili amore è la sua opera d’esordio.

Oggi l’autore ci parlerà un po’ di sé e del libro “De culpabili amore”.
Ci vuole dire com’è arrivato a questa pubblicazione?
Scrivo poesie da quando ho circa 17 anni. Mi vergogno un po’ a rileggere i primi componimenti, che suonano più come filastrocche o liriche burlesche che vere e proprie poesie. Col tempo tuttavia insieme a me sono cresciuti anche i miei componimenti, fino ad arrivare nel 2021 con un numero ben corposo di liriche, così da suscitare in me l’idea di pubblicare un libro intero. È sempre stata una passione in parte velata, che mostravo a poche persone, sia per la natura privata delle poesie, sia per il loro stile arcaizzante, non sempre ben comprensibile. La spinta a pubblicare il libro è stata la partecipazione al premio Dante dell’accademia dei Bronzi, dove ho ricevuto la menzione d’onore. In quel momento ho compreso che i miei sentimenti ben incisi nelle liriche potevano essere non solo letti, ma anche compresi da persone estranee alla mia vita privata. A settembre 2021 iniziai a inviare il manoscritto a diverse case editrici e, dopo aver vagliato diverse proposte di contratto, decisi di pubblicare con Kimerik.

Quando e come nasce “De culpabili amore ”?
De culpabili amore nasce come un libro che intende descrivere un arco di vita abbastanza largo: sono infatti comprese liriche che coprono gli anni dal 2018 al 2021. Alla lettura si noteranno tre nuclei tematici, corrispondenti ad esperienze che mi hanno ferito, fatto crescere e alcune che continuano ancora ad essere vive dentro di me.

Ha un profilo Social? Ci vuole dare il suo Domicilio virtuale?
Il mio profilo instagram, _filippo.reggiani_, rispecchia in parte il mio essere: sono evidenti la mia passione per la letteratura, le mie amicizie, le serate in discoteca, ma chiaramente quello che giunge sui social è solo una piccola porzione della persona. Mi reputo abbastanza riservato sotto certi aspetti, e, per esempio, la pubblicazione di “De culpabili amore” non è al centro del mio profilo, come magari ci si potrebbe aspettare. Questa scelta nasce dal fatto che il libro intende esprimere la parte più intima del mio essere, e ritengo che non debba essere mostrata con troppa impudicizia o arroganza, ma a piccole dosi. Ho in mente diversi modi per pubblicizzare l’opera sui social, ma credo bisogni dare tempo al tempo in questi progetti.

Sta scrivendo? Ha altri progetti letterari nel cassetto?
Iniziai a scrivere per capire meglio me stesso, per mettere su carta quelle che sensazioni e quelle emozioni che magari non volevo accettare e che faticavo ad esprimere. Sono sempre stato affascinato dalla bellezza e dalla solennità che la metrica dà a concetti anche ardui da accettare, soprattutto se riguardano temi cari. Da questa consapevolezza nasce lo stile arcaizzante che contraddistingue le mie liriche. Proprio per capire meglio me stesso e accettare i miei sentimenti scrivo quasi tutti i giorni: alcune esperienze che descrivo in “De culpabili amore” si devono ancora risolvere, e sentimenti ancora estinguere. Mi piacerebbe molto pubblicare un poema in futuro, ma è un progetto a cui al momento non sto riuscendo a dedicare molto tempo. Magari in futuro si leggerà di un poema in ottave come prosieguo di “De culpabili amore”.

Riserviamo l’ultima parte dell’interviste a domande personali. Conosciamo meglio l’autore, ci racconti, di cosa si occupa? Si vuole raccontare e vuole raccontarci il suo mondo privato?
Al momento sono uno studente al terzo anno della facoltà di Lettere Arti e Archeologia dell’università degli studi di Ferrara. Oltre agli studi svolgo la mansione di educatore presso l’oratorio parrocchiale del mio paese. Nel tempo libero spesso mi capita di leggere, dipingere e ascoltare musica. Quest’ultimo interesse ha probabilmente influenzato molto la stesura delle mie poesie, il cui ritmo interno è sicuramente dato anche dalla memoria di melodie sentite. Reputo l’aspetto musicale molto importante nelle liriche, sia in quelle che scrivo che in quelle che leggo, e senza dubbio la metrica tradizionale che utilizzo risente dell’influenza musicale contemporanea. Spesso mi viene chiesto, in tono ironico, come faccia a coniugare questi due aspetti, a primo avviso molto lontani, e la mia risposta rimane sempre la stessa: cito un detto di un mio professore del liceo, che afferma che non vi sia bellezza senza contraddizione, che questi “assurdi” diano profondità e reale fascino.
Al momento vivo a Ferrara insieme a due coinquiline, ma provengo da un piccolo paese di campagna. Per il futuro ho in progetto di continuare gli studi in una grande città, non so ancora quale, ma ritengo importante sperimentare ora questi vari aspetti della vita.

Cosa le piace?
La mia passione principale è la poesia, in particolar modo quella classica, medievale e rinascimentale. Nel periodo universitario ho riscoperto l’interesse per il mondo naturale: vivendo a lungo in città sento spesso la mancanza della campagna, ma in generale della tranquillità che offre un ritiro nella natura. Per quanto i parchi urbani diano una piccola tinta di verde alla realtà cittadina, non è la stessa cosa di poter camminare fra le distese di terre coltivate che caratterizzano il mio paese d’origine. Probabilmente irrealizzabile, mi assilla un po’ il pensiero di una vita bucolica, come fecero in occitania Mistral e d’Arbaud. Un altro interesse che ho avuto modo di approfondire quest’anno, grazie alla stesura della tesi di laurea, è la cultura cristiana, approfondita sia per la mia fede, come si nota dalle liriche presenti nell’opera, sia per conoscere una letteratura da tempo ritenuta marginale. Come detto, svolgo la mansione di educatore nell’oratorio parrocchiale, che mi mette e mio ha messo a contatto con molti ragazzi e bambini. Le relazioni che si instaurano in queste esperienze sono insostituibili, ci si confronta non solo con altri educatori, magari di diverse vedute, ma soprattutto con le nuove generazioni. È dal 2015 circa che svolgo questo servizio, le ore spese sono tantissime, ma sono convinto che da queste esperienze uno riceva sempre più di quanto dia.
Oltre a questi aspetti la mia vita non si nutre solo di studio o volontariato, ma rimango un ragazzo qualsiasi, a cui piace intrattenersi con gli amici e andare a ballare la sera.

Cosa non le piace?
Mi ritengo una persona molto malleabile nelle relazioni e negli interessi, non saprei dire cosa sia completamente alienato dai miei interessi, probabilmente la tecnologia, per cui sento una innata repulsione, sia per la mia incapacità di utilizzarla al meglio, sia per la mia naturale incapacità di comprenderla.

Invece nella sua vita cosa reputa fondamentale?
Credo che l’amore sia il sentimento fondamentale della nostra vita, non inteso solamente in tono passionale, ma amore verso un particolare interesse, magari anche verso Dio. Un altro aspetto che ritengo vitale è la Fede, che mi ha salvato da alcune esperienze e che mi ha reso consapevole di cosa sia davvero importante nella mia vita, cosa io debba valorizzare, ma soprattutto cosa sia fondamentale testimoniare con le proprie azioni.

Il libro più bello che ha letto negli ultimi 3 anni?
Il De amore di Andrea Cappellano, libro che apre la mentalità del lettore non solo sul retroscena culturale dei più grandi poeti della nostra storia, ma anche sulla concezione che abbiamo di questo sentimento.

C’è un motto, una frase o un aforisma che potrebbe caratterizzarla?
Due frasi mi hanno fatto riflettere nell’intimo: la prima di Petrarca “Amo, sed quod non amare amem, quod odisse cupiam” (amo, ma non ciò che vorrei amare, amo quello che bramerei odiare); la seconda è un brano del nuovo testamento, Lettera ai Romani 7.14-25, riassumibile in questo aforisma Ἄρα οὖν αὐτὸς ἐγὼ τῷ μὲν νοῒ δουλεύω νόμῳ θεοῦ, τῇ δὲ σαρκὶ νόμῳ ἁμαρτίας (Io dunque, con la mia ragione, servo la legge di Dio, con la mia carne invece la legge del peccato).

Alla prossima emozione condivisa e buona lettura:

Link del libro 

Pagina dell’autore