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Intervista a Irene Ricci, autrice del libro “Lasciare i fiori al vento”

Irene Ricci ha collaborato alla pubblicazione di diversi articoli scientifici basati sul suo lavoro di ricerca in ambito riabilitativo con l’Università degli Studi di Bari fino al 2012. Ha scritto negli anni diverse poesie, di cui ha fatto esercizio fin dai tempi del liceo, e che a oggi non ha ancora pubblicato.

Oggi l’autrice ci parlerà un po’ di sé e del libro “Lasciare i fiori al vento”.
Ci vuole dire com’è arrivato a questa pubblicazione?
Sono arrivata a questa pubblicazione dopo qualche anno, periodo durante il quale ho scritto pezzi di ricordi, di storie, di poesie, che ho conservato nel cassetto fino a che non ne ho visto il senso, fino a quando non hanno preso forma con l’intento di lasciare nel lettore un messaggio, di trasmettere il senso di un’esperienza, di una consapevolezza. Tutto ciò ha avuto inizio da una ricerca personale, ma poi si è trasformato in esplorazione dell’animo umano, come un viaggio introspettivo che potesse arrivare dritto al cuore, senza scorciatoie.

Quando e come nasce “Lasciare i fiori al vento”?
“Lasciare i fiori al vento” nasce nel 2020 e si sviluppa nel periodo di chiusura in seguito alla pandemia da Covid, ma l’idea e il progetto hanno origine molti anni prima. Hanno preso forma un giorno dopo l’altro come una melodia scritta e suonata a quattro mani, ovvero, quasi per gioco, scrivevo storie e le inviavo ad una cara amica appassionata di lettura come me, e lei mi chiedeva ancora un’altra storia, come una sorta di “Le mille e una notte” moderno. Il concept originario era quello di narrare una storia ma anche tante, di partire dai vissuti e dalle emozioni che sono in ognuno di noi per illuminarne il percorso scosceso dal buio alla luce dei sentimenti, delle scelte di vita, degli errori che ci conducono ad una strada che per tutti noi è la vita con le sue mille sfumature di colori, che riusciamo a vedere se ci concediamo di scoprirci, di amarci e di lasciare andare.

Sta scrivendo? Ha altri progetti letterari nel cassetto?
Ho diverse poesie nel cassetto, scrivo per esercizio e per necessità, sento dentro le parole come un fiume che straripa, da molti anni ormai, da quando ero adolescente. Ho organizzato e selezionato quelle che anche qui fanno parte di un progetto più ampio, di un messaggio che si cela dietro le parole. Come l’arte ci insegna, una forma, un segno, sono qualcosa che arriva dritto al cuore, un linguaggio profondo che se si sa narrare può produrre cambiamenti. Spero presto di decidermi a pubblicarle.

Riserviamo l’ultima parte dell’intervista a domande personali. Conosciamo meglio l’autore, ci racconti, di cosa si occupa? Si vuole raccontare e vuole raccontarci il suo mondo privato?
Sono una psicoterapeuta, mi occupo di aiutare le persone nel loro percorso di crescita personale e di consapevolezza di sé. Sono appassionata, perché questo è un lavoro delicato, così lo definisco, si ha a che fare con l’animo umano e negli anni ho imparato come muovermi sul pavimento di cristallo che sono le vite delle persone. Per mestiere ascolto. Sono sposata con un uomo meraviglioso che crede in me e mi ama sinceramente, sono fortunata, supportata e amata da cari amici e dalla mia famiglia. Il mio percorso di vita è stato sofferto per via di una malattia che mi ha segnata, ma ho vinto la battaglia. Ho iniziato a vedere i colori grazie all’amore, alla ricerca introspettiva, grazie a chi mi ha permesso di crescere interiormente e grazie all’arte in genere. Ma senza gli altri non ci sarebbe conoscenza e amore di sé.

Cosa le piace?
Mi piacciono i libri, ma è scontato, le mostre d’arte, conoscere pittori e ogni tanto dipingere. Le esperienze artistiche sono storie raccontate da incontri che hanno la bellezza come filo conduttore. Mi piacciono i cani, i gatti e il mondo silenzioso degli sguardi. Il cinema e le serie tv. Mi piace passare tempo con i miei cari e godere della natura e dei paesaggi. Più di tutto amo ascoltare. E raccontare.

Cosa non le piace?
Non mi piace sudare, non mi piacciono i pregiudizi, le false moralità e il pesce con le spine. Non mi piace il nero, e non mi piace l’inquinamento.

Invece nella sua vita cosa reputa fondamentale?
Nella mia vita reputo fondamentale stare bene, scoprire, conoscere, e amare me stessa continuamente. Se non stiamo bene, se non ci vogliamo bene, nulla va bene. L’amore nella sua forma più autentica di amore per se stessi che si trasforma in amore per gli altri.

Il libro più bello che ha letto negli ultimi 3 anni?
Il deserto dei tartari di Dino Buzzati

Alla prossima emozione condivisa e buona lettura:
Link del libro 
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