Intervista a Luca Foscale, autore del libro “Teatro per sonnambuli”
Luca Foscale nasce nel 1972 a Biella, dove tutt’ora vive e lavora. Da sempre appassionato di letteratura, si diploma in Scienze Umane. Nel 2018 pubblica il suo primo libro: L’illusione e le sue spine. Questo libro custodisce la cura dei pensieri del suo autore, ma può essere una chiave per altri scrigni, altre idee, altri mondi, altre persone.
Oggi ci parlerà un po’ di sé e del libro “Teatro per sonnambuli”. Ci vuole dire com’è arrivato a questa pubblicazione?
Vi sono arrivato dopo un percorso introspettivo non facile, ma con l’assoluto desiderio di voler comunicare agli altri ciò che ho compreso dalle mie ferite. Avevo 11 anni quando iniziai a scrivere poesie e aforismi, ma li ho per trentacinque anni lasciati accumulati in quaderni e in appunti. In questa pubblicazione ho raccolto alcuni tra quelli che reputo per me più significativi.
Quando e come nasce “Teatro per sonnambuli”?
Nasce nel 2019 quando ho deciso di porre mano ai miei vecchi scritti e di volerli selezionare e inserire con poesie nuove.
Ha un profilo Social? Ci vuole dare il suo Domicilio virtuale?
Mi si trova nei social come Teatropersonnambuli.
Sta scrivendo? Ha altri progetti letterari nel cassetto?
Sto continuando a scrivere cose nuove che vorrei un giorno pubblicare. Per ora scrivo e partecipo a concorsi. Poi si vedrà.
Riserviamo l’ultima parte dell’interviste a domande personali. Conosciamo meglio l’autore, ci racconti, di cosa si occupa? Si vuole raccontare e vuole raccontarci il suo mondo privato?
Lavoro per guadagnarmi da vivere ma il mio lavoro non è nulla di appassionante. In privato sono tendenzialmente un solitario : pochi amici e un gatto.
Cosa le piace?
Passeggiare nei boschi e in campagna. Leggere libri e partecipare ad eventi di carattere culturale.
Cosa non le piace?
Il caos, la folla e il rumore. Invece nella sua vita cosa reputa fondamentale? La famiglia e gli affetti più profondi.
Il libro più bello che ha letto negli ultimi 3 anni?
“Finestra sul nulla” di E.M.Cioran e “Il libro dell’inquietudine” di Fernando Pessoa, che ho riletto per la terza volta nella mia vita.
C’è un motto, una frase o un aforisma che potrebbe caratterizzarla?
«Aimez, aimez, tout le reste n’est rien», La Fontaine.
Alla prossima emozione condivisa e buona lettura:
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