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Intervista ad Anne Marie Beukman , autrice del libro “Penelope si rivela”

Anne Marie Beukman è nata in Olanda nel 1958 e vive e lavora in Italia dal 1981. Laureata in Teologia ad Amsterdam e in Psicologia a Padova, ha affiancato al suo lavoro di psicologa l’attività di pittrice.


Nuove parole, nuove emozioni. Eccoci con un’altra intervista. Oggi parliamo con Anne Marie Beukman, autrice del libro “Penelope si rivela”.

Buongiorno a tutte e tutti e grazie dell’invito.

 

Prima di parlare del libro, conosciamo meglio Anne Marie Beukman: Vorrebbe farci entrare nel suo mondo privato? Chi è Anne Marie Beukman?

 La mia vita si divide tra due culture come quella di Penelope. Sono nata e cresciuta in Olanda e a ventitre anni mi sono trasferita in Italia dopo aver conosciuto mio marito. Il mio trasferimento è stato una scelta libera al contrario di quello descritto di Penelope nell’Odissea, ma come lei sono stata catapultata davanti a delle differenze culturali non indifferenti.

In Olanda ho studiato Teologia con l’intento di fare la pastora (dominee) nella chiesa protestante, dove anche le donne possono guidare la comunità. In un certo senso avrei voluto fare ‘la sacerdotessa’. Ma studiando teologia, studio meraviglioso che apre la mente in senso filosofico, storico e umanistico, ho scoperto quanto la nostra cultura europea è patriarcale. In più ho capito il ruolo determinante che ha la religione nel mantenere lo status quo. Negli anni Settanta del secolo scorso in piena onda femminista anch’io volevo contribuire ai cambiamenti epocali che si prospettavano. Tentare di migliorare la situazione della donna dall’interno di una organizzazione conservatrice quale la chiesa sembrava controproducente.

Trasferitami in Italia mi sono laureata in psicologia e ho risolto questo dilemma.    

 

Quando e come nasce “Penelope si rivela”

Penelope non è stata sempre una mia alleata. Non amavo molto l’immagine di questa donna immobile che obbedisce a suo figlio prepotente e che, pur descritta come donna intelligente, rimane il grande Mito della donna paziente e fedele al suo uomo. Uomo che fuori casa può fare quante avventure desidera, anche avventure amorose. I racconti dell’Odissea sono stati scritti con uno scopo ben preciso e chi leggerà il mio libro troverà delle delucidazioni al riguardo.  

Quando ho letto un paio di anni fa il libro “Il Canto di Penelope” di Margheret Atwood mi ha colpito come un fulmine l’idea che Penelope potesse essere stata la protagonista di storie antecedenti al periodo della guerra di Troia. La mia tesi è che il suo nome, proprio perché Penelope è stata una donna molto importante nel passato, non poteva non essere preso in considerazione da Omero. Però Omero ne ha cambiato, e forse di proposito, il peso e il significato. Durante i miei studi di teologia femminista ad Amsterdam si parlava spesso di ricerche innovative che svolgevano delle studiose in vari campi scientifici, dalla archeologia alla linguistica e la teologia. Avevano cominciato a indagare e a ricostruire le culture matriarcali diffuse in Europa fino a più o meno tre mila anni prima di Cristo. Anche su questi fatti il lettore troverà delle informazioni sorprendenti.

Come Omero al suo tempo, anch’io ho preso in prestito il nome Penelope per parlare della nostra vita odierna, della nostra storia e del grave fatto che nel racconto di questa storia manca qualsiasi accenno a quello che succedeva prima che gli uomini cominciassero a scrivere dei testi. Quei testi che stanno alla base della nostra cultura occidentale, cioè le storie dei greci classici e le storie scritte nel vecchio testamento. Ma prima l’uomo e la donna esistevano già e avevano sviluppato una società civile molto sviluppata, documentata ormai in modo assai dettagliato.

In qualche modo nessuno ne parla. Vogliamo cominciare a raccontare queste conoscenze a scuola e nei libri per bambini? Possiamo iniziare a discuterne ed inserirle nei libri di Storia?

Io in “Penelope si rivela” apro una strada.

 

Quale idea vorrebbe lasciare impressa nelle menti dei suoi lettori, attraverso il suo libro?

Mi piacerebbe dare alle mie lettrici e ai miei lettori la convinzione che sia possibile contribuire ad un miglioramento sociale. Non è necessario fare una rivoluzione o ferire delle persone, anche in senso simbolico. Possiamo iniziare a porci delle domande. Noi tutti seguiamo spesso senza esserne coscienti gli esempi che ci vengono dati fin da bambini dalla società e a nostra volta da adulti proponiamo dei modelli alle generazioni future.

È come si fa in famiglia, in adolescenza, quando critichiamo l’insegnamento dei nostri genitori e vogliamo differenziarci da essi. Su scala più larga sarebbe molto utile iniziare ad aggiustare i modelli proposti e a maggior ragione ri-leggere i Miti che hanno la pretesa di valere per sempre. Solo così possiamo capire come questi elementi tengono gli uomini prigionieri nei ruoli proposti, e in modo ancora più subdolo (si tratta pur sempre di racconti di cultura patriarcale) le donne.

 

La copertina con i suoi tratti artistici, si sposa alla perfezione con il titolo del libro. Ci vuole raccontare com’è nata questa idea?

Guardando i miei quadri ho scoperto che più d’uno di loro riguardava il tema del libro e ho pensato che fossero perfetti per illustrarne il testo. All’interno troverete due immagini a colori. Una è “Da Madre a Figlia” che illustra il matriarcato mentre l’altra si intitola “La Sfida” ed esprime la forza delle donne nell’affrontare il mondo, o anche ogni singola giornata se si vuole. Sul retro c’è “Parte dell’Universo” che vede la donna completamente inserita nella natura e simbolo di essa, base logica che ha portato i popoli antichi a adorare una Dea.

Il quadro della copertina di cui mi chiede è intitolato “Nuna”, parola che usava mia figlia quando a tre anni ci vedeva nudi in casa. La pittura vuole esprimere un “nudo innocente” senza morale e senza idea di possesso. È così che immagino venisse percepita la nudità nel Tempio della Dea durante i riti sacri della fertilità. Il corpo femminile come metafora della fonte della vita e del divino che si ripete nel susseguirsi delle stagioni e delle generazioni. Poco centravano con il concetto di prostituzione con cui, giudicando moralmente appunto, sono stati descritti questi riti dai ricercatori maschili attraverso i secoli. Per noi oggi è difficile vivere la nudità in quel modo, se non appunto durante la prima infanzia.

In tal senso il titolo del libro si sposa alla perfezione con l’immagine della copertina. Il titolo non è “Penelope si svela”, ma nel lungo monologo di Penelope lei si rivela e scoprirete una donna bella, intelligente e divertente, come lei stessa si descrive, ma anche una donna che è stata molto influente.

 

Ha altri progetti letterari nel cassetto?

Mi piacerebbe alternare la scrittura con dei momenti di pittura, ma l’idea di scrivere un romanzo ce l’ho. Durante la mia vita e attraverso il mio lavoro di psicologa ho raccolto una quantità non indifferente di storie e di idee. Spesso la realtà supera l’immaginazione, come si suol dire. Forse vale la pena prenderne spunto e cominciare.

 

Ha un profilo Social? Ci vuole dare il suo Domicilio virtuale?

Mi trovate in Facebook cercando: Anne Marie Beukman

Il mio profilo Instagram è @annemariebeukman

 

Ha un libro che le ha cambiato la vita? E in che modo?

Un libro per me molto importante in passato è stato “Le Deuxième Sexe” di Simone de Beauvoir. L’ho letto da giovane e a lungo è rimasto una sorta di manuale da consultare. Un paio di anni fa lo ha letto anche mia figlia perché non ha perso la sua attualità e importanza.

Nel filone della letteratura femminile e femminista oggi sto leggendo “Posthuman Feminism” di Rosa Braidotti

Leggo quasi sempre più volumi nello stesso tempo, per esempio un libro più teorizzante a fianco di un romanzo o di un libro di poesia.

Gli scrittori che mi piacciono spaziano tra vari paesi. Mi piacciono molto i libri di Haruki Murakami e quelli di Isabelle Allende, scrittore e scrittrice di due paesi molto lontani tra loro e anche da noi.  Entrambi riescono a trasmettere con le loro storie il mistero della vita.

Poi amo naturalmente molti scrittori olandesi.

In generale mi affascinano gli scrittori e le scrittrici che pur usando un linguaggio apparentemente semplice riescono ad incantare e a trasportare chi legge in mondi sconosciuti ed emotivamente significativi. Un libro mi prende se fa riflettere e possibilmente crescere, ma senza pesare … se possibile con un sorriso.

 

Cosa non le piace?

Non apprezzo la superficialità, la banalità, ma preferisco esprimermi in termini positivi piuttosto che dare giudizi negativi. Se qualcosa non piace a me non vuol dire che non deve esistere.

 

Per il suo libro si augurerebbe una trasposizione cinematografica?

Il testo di “Penelope si rivela” è nato come monologo per l’attrice Annalisa Cracco e stiamo già lavorando alla realizzazione della versione teatrale.

Stiamo valutando anche la realizzazione di un cortometraggio cinematografico.

 

Vista la tematica molto corrente del suo libro vuole salutare i suoi lettori con un aforisma che serva di ispirazione …

Non so se la tematica sia molto ricorrente. Finora si trova poco o niente in letteratura sulla grande omissione che risulta nei confronti del periodo della cultura matriarcale dell’Europa Antica in cui si adorava una divinità femminile.

Vorrei citare a questo proposito Michela Murgia che dice nel suo libro “Stai zitta”: “Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva.”

Grazie dell’attenzione.

Alla prossima emozione condivisa e buona lettura:

Link del libro

Pagina dell’autrice