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Intervista allo scrittore Silvano Bertazzoni

Silvano Bertazzoni nasce a Sabaudia il 2 maggio 1955. Consegue la laurea in Consulenza Grafologica e in Psicologia Clinica e di Comunità presso l’Università LUMSA di Roma. Sempre a Roma, frequenta, negli anni Ottanta il Laboratorio Cinema dove si diploma in Regia cinematografica, Fotografia cinematografica e Videoripresa. Frequenta la scuola per sceneggiatori di Leo Benvenuti presso l’ANAC. Successivamente consegue il diploma in Recitazione presso l’Accademia Pietro Scharoff di Roma. Partecipa come attore a diverse presentazioni (rappresentazioni) teatrali del Berretto a sonagli, nel ruolo del protagonista. È un appassionato di fotografia. Oggi è un dipendente pubblico in pensione e vive a Latina. Mindy è il suo primo libro.


Eccoci, curiosi e interessatissimi finalmente conosciamo Silvano Bertazzoni, autrice (autore) del libro “Mindy”.

 

 

Ci vuole dire come mai è arrivato a questa pubblicazione?

 

Dopo mille traversie, fatte di richieste esorbitanti di denaro per la pubblicazione, prese in giro, segnalazioni di errori nel testo, che non esistevano, disponibilità rivelatesi col tempo false, potrei continuare allungando ancora molto questo elenco, ma credo che possa bastare.

 

 

 

 

Quando e come nasce “Mindy”?

 

Mindy nasce molti anni fa, quando frequentavo presso l’A.N.A.C. (Associazione Nazionale Autori Cinematografici), la scuola di sceneggiatura tenuta da Leo Benvenuti, anche se sarebbe più corretto chiamarla bottega, visto l’impostazione assolutamente priva di una didattica convenzionale che Benvenuti aveva adottato. Una sera, durante uno degli incontri settimanali dove lui leggeva e commentava i testi che noi gli portavamo, chiese a tutti i partecipanti di scrivere delle storie che avessero come protagonista un cane. Che mi risulti non ne venne mai fuori niente, dai nostri scritti, cioè nessuna serie televisiva, come era nelle sue intenzioni. Mindy, la barboncina del mio libro, non è proprio la protagonista, ma è lei che, fin dall’inizio, imprime una svolta, orientandola, a tutta la storia, rubando, per gioco, dalle mani di uno sconosciuto, un pezzo di una fotografia.  

 

Ha un profilo Social? Ci vuole dare il suo Domicilio virtuale?

 

Sì, ne ho tre, su Facebook, su X e su Istagram, raggiungibili digitando semplicemente il mio nome e cognome.

 

 

 

 

Sta scrivendo? Ha altri progetti letterari nel cassetto?

 

Sì, il mio prossimo libro, si intitolerà “Delirium”, al quale ne seguirà un terzo intitolato “I misteri di Montechiuso sul lago”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riserviamo l’ultima parte dell’interviste (intervista) a domande personali. Conosciamo meglio l’autore, ci racconti, di cosa si occupa? Si vuole raccontare e vuole raccontarci il suo mondo privato?

 

 

 

 

 

 

 

 

Cosa le piace?

 

Allora, io sono un’ex dipendente pubblico ora in pensione. Mi piacciono la fotografia, il cinema e, una volta, c’erano anche le arti marziali, Judo Aiki Do e Kraw Maga, ma ora, per comprensibili ragioni, ho dovuto sostituirle, senza remissione alcuna, con i viaggi.

 

 

 

 

 

 

Cosa non le piace?

 

Le cose forzate, il sentirmi obbligato a dover condividere la mia vita per cose o con persone che non mi interessano, doveri inalienabili a parte, naturalmente.

 

 

 

 

 

 

 

Invece nella sua vita cosa reputa fondamentale?

 

I legami di parentela, quelli più stretti, e il potermi autogestire sempre, finché è possibile.

 

 

 

 

 

 

 

Il libro più bello che ha letto negli ultimi 3 anni?

 

“Non è un paese per vecchi” di Cormac McCarthy. Bellissimo anche il film che i fratelli Coen ne hanno tratto.

 

 

 

 

 

 

C’è un motto, una frase o un aforisma che potrebbe caratterizzarla?

 

No. Preferisco essere definito, invece che definirmi, ovviamente sperando nell’indulgenza di chi lo fa.